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[IT] [EN] [ES] [PT] BRA$IL: RODA DE CONVERSA EM SOLIDARIEDADE, CONTRA A OPERAÇÃO ÉREBO

via A_N_A

No domingo (04/03), às 16 horas, haverá uma roda de conversa em
solidariedade com xs anarquistas perseguidxs na região sul do território
dominado pelo estado brasileiro.

O encontro acontecerá no “centro de cultura social”, no centro da cidade
de São Paulo.

Durante nossa conversa, haverá leitura de contrainformativos e troca de
ideias afins.

Para isto, preparamos um livreto com alguns dos textos escritos sobre o
assunto. O material está disponível em português, espanhol, inglês e
italiano para difusão gratuita.

ENGLISH ESPAÑOL ITALIANO PORTUGUÊS

Da leitura… à cumplicidade…

 

Bra$ile – “L’Operazione Érebo” la terra si muove. Agitazioni e riflessioni anarchiche il vento soffia.

via ANARHIJA

“L’Operazione Érebo” la terra si muove. Agitazioni e riflessioni anarchiche il vento soffia.

All’alba di 25 ottobre 2017, il cielo si è oscurato per gli anarchici di Porto Alegre. La Polizia Civile ha, con la cosiddetta “Operazione Érebo”, lanciato assalti e perquisizioni, riprese dai media locali e trasmesse dagli altoparlanti del sistema a massimo volume.

Da questa reazione di polizia, dallo spettacolo e strazio mediatico, e dall’agitazione nell’ambiente anarchico, mille e una necessità, urgenza, idea, impulsi e sentimenti ci hanno attraversato. Da questa riflessione nasce questa volontà di comunicare. Puntiamo la nostra determinazione contro il nemico e consolidiamo il passo con quelli che vivono l’anarchica nelle sue posizione e pratiche.

La nostra tendenza naturale al caos.

Noi siamo, esistiamo e agiamo al di là dello Stato, delle leggi e della democrazia. Noi cerchiamo e diffondiamo autonomia, ma sappiamo che non possiamo raggiungerla negoziando con il potere[1].

Eredi della lotta per terra e libertà, di guerrieri che ci insegnano che è possibile vivere in varie maniere al di là della società impostaci. Percepiamo una non conformità che persiste e insiste.

Osservando da questa parte del fiume, la democrazia è solo un’altra forma (attuale) con la quale la civiltà domina, uccide e cerca di cancellare forme di esistenza che sfuggono all’ordine militare e all’obbedienza cieca. Questa democrazia che si presenta come “il” valore in voga. E molti cadono ciechi, o abbagliano la propria vista con i suo bagliori. Ma quelli che amano essere liberi sanno che esiste solo un modo di governare, e la vita è ingovernabile, come i fiumi che cambiano i propri percorsi, come gli animali che attaccano i propri domatori, come le persone che non si “vendono” al lavoro schiavista della società occidentale. Perciò, la democrazia è un’ideale incompatibile con quelli che non permettono di essere governati.

I suoi assiomi, i diritti, sono strumenti di colonizzazione e una forma di umanitarismo che ancora distingue gli essere umani in prima, seconda, terza e altre categorie. Può qualcuno argomentare questo?

Le loro punizioni, le leggi, sono catene che alcuni amano, ma che puniscono e marchiano quelli che avendo fame rubano, invece di mendicare.

Negoziare con questo mondo è impossibile, la nostra rapporto con esso può essere solo antagonista[2].

Loro cercano di dominare, e noi non possiamo smettere di lottare contro di questo, senza tregua. In questa istintiva tendenza alla libertà senza regole e ordini, ci riconosciamo nel caos dell’anarchia.

La ricerca dell’anarchia è di per sé una sfida al potere. Tutte le prospettive dell’anarchia mirano a smantellare le istituzioni di potere. Ci possono essere tra di noi dei disaccordi su come realizzare ciò, ma ogni anarchico desidera vedere gli Stati, le corporazioni, le loro istituzioni e valori in rovine. Crediamo che su questo non ci sbagliamo. In questo modo desiderare l’anarchia nella democrazia è già di per sé un crimine.

Non trovandosi nel codice penale, l’anarchismo e l’affinità con esso, non sono effettivamente dei reati. Questo ci concede un margine di azione, lasciandoci più spazio ad identificarci con esso. Ma la corda di questa libertà non è molto lunga.

La chiave che svela il mistero. Piante esotiche e agitazione anarchica.

L’idea che esseri alieni portano il “male” è un vecchio meccanismo di controllo e repressione. Su questo continente sono arrivati molti compagni anarchici dall’Europa, espulsi o in fuga. Qui sono stati scoperti e catalogati come piante esotiche [nota del traduttore in inglese: letteralmente così il governo chiamava i primi anarchici che “apparvero” sul territorio brasiliano intorno al 1890], portatori di idee e azioni pericolose.

Nell’ultimo decennio del XIX secolo, i padroni del potere avevano già espulso gli anarchici considerati nocivi alla “pace sociale”. Cioè, esseri indomabili, bestie che non si sottomettono a leggi e ordini che garantiscono lo sfruttamento. Ricordiamo Giuseppe Gallini che assieme ad altri compagni agitatori viene arrestato ed espulso dalla città di São Paulo. Ricordiamo anche José Saul, espulso dalla città di Pelotas per essere un anarchico agitatore. Altri compagni anarchici hanno avuto lo stesso destino.

Nel 1907, in risposta alle crescenti agitazioni sociali (rivolte, scioperi, organizzazioni autonome dei lavoratori) e alla crescente presenza anarchica, il governo brasiliano inasprì la sua politica di espulsioni contro gli indesiderabili. Poi viene fatta la “legge Adolpho Gordo” [n.d.t. in ingl.: A. Gordo fu il nome del senatore che ideò questa legge, che mirava principalmente ad espellere ogni “straniero che per qualunque motivo compromette la sicurezza nazionale o la quiete pubblica, su una parte o su tutto il territorio nazionale”], che confezionò una nuova fantasia legale per le danze repressive.

Quando i governanti, giudici e sbirri dicono, dall’Ottocento fino ad oggi, che gli anarchici sono “piante esotiche”, favoriscono sentimenti di xenofobia, costruendo anche l’immagine di una presunta “passività” nativa.

Le politiche di espulsione e di rifiuto contro i portatori della “teoria del caos”[3] sono state e continuano ad essere un meccanismo per disperdere gli incontri combattivi. In base a questo, l’agitazione anarchica sarebbe esotica e potrebbe essere estirpata buttandola fuori dal Giardino.

Una cosa è sicura, gli anarchici sono arrivati con le navi e continuano ad arrivare per vari sentieri; eppure, l’impulso anarchico e la lotta contro il dominio[4] erano presenti in queste terre da tempi immemorabili. Il desiderio di libertà non ha epoche, patrie o frontiere, e come anarchici non riconosciamo la divisione del mondo in paesi, in Stati. La debolezza che avremmo immaginando il mondo diviso da linee artificiali ci fa star male, senza la capacità di riconoscere la terra con i suoi propri confini mutabili, montagne, fiumi, foreste, gole.

Quindi, non riconosciamo che i nostri compagni appartengono ad un altro paese, siamo anarchici e compagni per l’affinità che possediamo in opposizione al controllo e dominio. Non abbiamo patrie o bandiere, e siamo lontano da essere guidati da sentimenti nazionali che possono solo flirtale con il fascismo. Il mondo è nostro perché noi siamo con lui, e dalla terra che abitiamo proviamo solo disgusto verso il progresso.

Inoltre, le azioni realizzate nelle “Cronologias da Confrontação Anárquica”[5] non sono affatto aliene o disorientate dall’attuale contesto sul territorio controllato dallo Stato brasiliano, come possiamo vedere.

I partiti politici come PSDB [Social-democratici], PSB [Partito Socialista], PSD [Social-democratici], DEM [Democratici] hanno ricevuto visite di anarchici[6]. L’agribusiness, che devasta terre e persone, attaccato col fuoco contro la banca Bradesco, la distruzioni delle piantine di eucalipto, come anche le barricate incendiate e i blocchi stradali nel territorio in lotta contro la civiltà.

Anche la militarizzazione della vita è stata chiaramente respinta con l’attacco del graffiti-gruppo “Galera do Pixo do Triangulo CAV do Terror” contro il monumento che elogia la guerra negli archi della Redenzione, con la parziale distruzione del monumento al Battaglione di Suez/ONU, nonni di quelli che oggi hanno militarizzato Haiti, realizzato dal “Gruppo di Ostilità Contro il Dominio”, e con l’attacco dei “Vândalos Selvagens Antiautoritários” che hanno contribuito alla rimozione del carro armato esposto come monumento nel viale Ipiranga.

Alcune di queste azioni sono state, secondo noi, incomprensibili alla logica di competizione del potere. Erano azioni che né chiedevano né esigevano qualcosa. Hanno semplicemente attaccato il dominio. Fino all’apparizione della chiave che ha svelato il mistero (secondo il telegiornale Fantastico), come le “Cronologias da Confrontação Anárquica” e la pubblicazione di “Welome to Hell”.

Maledetta letteratura anarchica!

I libri nel mirino degli sbirri, a parte diffondere l’idea, parlano di azioni reali. Raccolgono e presentano varie peripezie e audacia di alcuni indomabili. Varie bande che si sono scontrate con ciò che li opprimeva. Libri che un amante di controllo e sottomissione non vorrebbe mai vedere diffusi. Questo è il motivo per cui questi libri ripugnano le autorità, ma anche perché sono libri con alta consistenza di non sottomissione.

Camminando per il sentiero anarchico, abbiamo imparato da vari esempi di questo tipo di persecuzione letteraria nelle democrazie, che scrivere sullo scontro è considerato un affronto al potere. La pubblicazione di Gioia Armata di Alfredo Maria Bonanno ha portato al suo arresto in Italia, e anni dopo la sua pubblicazione e stampa hanno rappresentato una della “prove” nelle accuse contro il compagno anarchico Spyros Mandylas dello spazio occupato Nadyr in Grecia. Sullo stesso continente, in Spagna, il libro “Contro la democrazia” è stato utilizzato come prova di una presunta partecipazione in un’organizzazione catalogata come terrorista dallo Stato spagnolo, che portò a varie perquisizioni, arresti e operazioni contro i compagni, che ci ha permesso di unire le nostre forze, per avvicinarci a loro e per ottenere più forza nella ricerca della libertà e nella certezza di trovarci sul piano antagonistico della vita; da una parte quelli che amano la libertà, e dall’altra quelli che sono capaci di rinchiudere, isolare e controllare le ore per vedere il sole e forme di contatto.

Ieri come oggi, la ricerca dell’anarchia impressa con parole su carta possiede una sua propria forza di diffusione e ispirazione. Panico per le autorità di turno che reagiscono con assalti, perquisizioni e sequestri.

Nel 1969 a Rio de Janeiro l’esercito ha attaccato e distrutto lo spazio di agitazione anarchica, il CEPJO (Centro de Estudos Professor José Oiticica) [n.d.t. in ingl.: famoso anarchico del XX secolo vissuto nel territorio dominato dallo Stato spagnolo], e inoltre saccheggiato la vasta biblioteca in casa dell’anarchico Ideal Perez. Hanno anche rubato gli scritti originari per il libro “Nacionalismo e Cultura”, che stava per essere pubblicato dall’anarchico Edgar Rodrigues, il quale per recuperarli ha dovuto acquistarli dagli agenti della repressione.

Nel 1973 a Porto Alegre, il DOPS (Departamento de Ordem Político e Social) [n.d.t. in ingl.: maggior organismo di repressione dell’opposizione al regime militare], guidato da commissario Pedro Seelig, ha invaso la Gráfica Trevo, tipografia gestita da anarchici che oltre materiale commerciale, stampavano anche giornali anarchici che circolavano in quel periodo: “O Protesto”, venduto nelle edicole di Porto Allegre, il giornale “Delbar”, pubblicato dall’anarchico Pedro Catalo, diffuso a São Paulo. Stampavano anche libri pubblicati dalla propria distro chiamata Proa [prua]. In quell’occasione, l’attacco di polizia aveva distrutto quasi l’intera stampa del libro “O futuro pertence ao socialismo libertário” e confiscato copie di future pubblicazioni. Durante questa tempesta, case sono state distrutte e vite sadicamente aggredite.

Maledetti sono i nostri libri, giornali, scritti. Maledetti noi che possediamo coraggio e audacia di scriverli, pubblicarli, tradurli, stamparli, diffonderli.

Lo Stato, la polizia, la democrazia… Non hanno bisogno di prove per accusare gli anarchici.

E’ ben risaputo che per accusare gli anarchici non c’è bisogno di prove. I libri erano l’unico filo che erano capaci di seguire per prendere di mira alcune persone la cui agitazione e propaganda li disturbava.

Senza prove, ma non senza giustificazioni, sì, la reazione di potere possiede la propria giustificazione. E questa giustificazione è paradossalmente il nostro più grande sorriso. Sapere che alcune bande anarchiche hanno colpito il potere può solo valorizzare le nostre posizioni, dato che manifestano antagonismo. Se ci consideriamo anarchici è perché non accettiamo l’autorità nella nostre vite o sulla terra, perciò l’antagonismo all’ordine dominante è l’indicatore fondamentale di trovarsi sul percorso che stiamo dicendo di seguire.

L’Operazione Érebo “cerca di affrontare gli autori di attacchi”, cioè perseguitare le azioni, ma sembra si tratti di una caccia a idee. Cacciando il naso nella letteratura acrata e prendendo campioni di varie tendenze anarchiche. Confondendo la propaganda scritta con la propaganda con fatti.

La propaganda scritta esprime qualcosa che pare loro vogliono tenere segreto: il potere può essere sconfitto da anarchici.

A noi è chiaro perché vengono perseguitate le posizioni anti-autoritarie, perché banche, macchine e chiese non sono state bruciate da piromani, ma dall’attivo e combattivo rifiuto della mercificazione della vita, del controllo e delle punizioni. E quando parliamo di questo, non è un lamento, ma un urlo di gioa. E’ qui che le idee e le affinità hanno “peso”. Siamo vari, tutti, nel mirino della repressioni. Poi, nella tempesta, nell’occhio del ciclone, o flirtiamo con la passività sistemica per riformare leggi e diritti, o diventiamo più rumorosi gridando VIVA L’ANARCHIA contro tutte le forme di potere.

Luce, camera, azione. Spettacolo mediatico.

La televisione possiede una forza schiacciante in Bra$ile. Essa rappresenta un riferimento nella vita di persone per comprendere quello che le circonda, per creare priorità, per avere delle posizioni. Non è esagerazione dire che la TV addestra le persone, manipola le vite, apertamente realizza esperienze nei comportamenti di persone partendo da stimoli che emettono le sue onde, attraverso notizie di propaganda e telenovelle.

Quando parliamo di TV, ci riferiamo anche ai loro giornali stampati, facce dello stesso corpo, come Zero Hora-RBS.TV/Globo7. Questo, accanto al Correio do Povo e SBT[8], fa regolarmente lega con la polizia durante la vendetta del potere contro gli anarchici.

Se la TV rappresenta il controllo remoto per i cittadini per sapere chi sono i “nuovi nemici della pace sociale”… per i suoi nemici, cioè per noi anarchici, lo spettacolo pretende di essere la ventola che diffonde la paura. Stupidamente creando scene con il tipo incappucciato che legge la “Cronologia” o con bottiglie di plastica presentate come molotov, e con la polizia che sfonda le porte gridando “polizia!”, vogliono mandare un messaggio di persecuzione, vogliono provocare la paura nel nostro gruppo, e durante l’indagine che pretendono essere “top secret” diffamano ed espongono i “sospetti”.

E’ un linciaggio mediatico e certamente per coloro che non cercano il dialogo con l’ordine sociale questo ha un peso. Abbondano i commenti che si sommano al linciaggio che chiede fotografie di sospetti o si lamenta per svincolare le proprie vite da qualcosa che una volta è stato dipinto come il “male” e perciò deve essere bandito e buttato via per non inquinare le loro impeccabili vite da cittadini.

Gli analisti politici e giuristi hanno donato un tocco illustrativo alla diffusione della paura “fondata”. Possono gli anarchici essere processati con legge anti-terrorismo? Questo era il dibattito presentato da loro nella trasmissione. Inoltre, accanto alle utile lezioni date sul tema nella trasmissione Fantástico, hanno dimostrato che assieme alle forze repressive, anche i saggi della società collaborano alla creazione della nuova paura sociale. Non si tratta più di una nota di polizia, adesso è una questione sociale, legale, politica, filosofica.

Lo scopo di questa favola può essere maggiore, la paura può mettere a tacere tutti i tipi di dissenso. Perciò, lo spettacolo serve a calmare le possibili proteste e gli anticonformismi contro il modo genocida di governare la democrazia.

Sappiamo che gli anarchici e le persone fuori dalla civiltà e gli emarginati possiedono un antagonismo che rimane dopo lo spettacolo. Ma forse gli altri dissidenti si sono affrettati a riciclarsi come cittadini obbedienti? La paura è forse penetrata fino alle ossa di coloro che si considerano ribelli?

Non tra di noi. Questo testo, come anche altre espressioni, sembrano affermare il rifiuto del dominio e non lasciarci abbattere dalla paura.

Lo spettacolo vende e compra. Esso compra l’ipotesi all’asta di polizia “Operazione Érebo”. E vende. Sappiamo che le notizie hanno uno scopo, vengono elaborate e recitate sul palco del dominio, per scopi specifici. Ovviamente, loro ci diranno che sono imparziali, portatori di giusta visione dei fatti, della verità.

Non esistono media di “libera espressione”. Il legame tra i media, la polizia e la giustizia è così profondo da punire ognuno che non danza al ritmo della loro musica.

Anarchici.

Novembre 2017.

Nostri saluti a coloro che non lasciano passare il vento senza il soffio di solidarietà:

A quelli esseri che hanno fatto la manifestazione di solidarietà sulla grande isola del Pacifico.

Ai compagni che inviano solidarietà dalla cordigliera delle Ande.

Ai compagni che inviano poesie agli accusati da Rebelion De las

Palabras.

A tutti quelli che non sono rimasti fermi.

Tutte queste azioni si sono fatte sentire.

[1] Ci distanziamo dall’idea che il potere è buono o cattivo a seconda di chi lo esercita. Brindiamo con Bakunin “Ogni potere è corrotto”.

[2] Utilizziamo la parola antagonismo per esprimere l’incompatibilità dell’anarchia con il potere e il dominio.

[3] Parole del commissario Jardim al notiziario della mattina 25 ottobre 2017, cercando di definire gli anarchici indagati.

[4] Prendiamo come riferimento le posizioni contro il dominio da alcune rivendicazione di attacchi che hanno detonato “L’Operazione Érebo”. La lotta contro il dominio, secondo queste azioni, non è un antagonismo che dà priorità ad una linea (classe, razza, genere, difesa della terra), ma un antagonismo in conflitto con tutto questo e oltre, contro le forme sottili e complesse di controllo e dominio.

[5] “Cronologias da Confrontação Anárquica” sono due dei tre libri nel mirino dell’Operazione Érebo.

[6] Secondo le “Cronologias da Confrontação Anárquica”, azioni di attacchi rivendicati come quelli non rivendicati (conosciuti solo da notiziari) possiedono il principio anarchico se agiscono in antagonismo con le istituzioni di controllo e dominio. I partiti, in questo caso, sono i maggiori contendenti per governare, controllare e dominare la popolazione e il territorio.

[8] Nella mattina del 25/10/2017, il giornalista di SBT, Thiago Zahreddine, ha presentato l’aberrante miscuglio di anarchici indagati come neo-nazi, aggiungendo: “Si definiscono come vandali dell’ideologia neo-nazista per contrastare ogni tipo di autorità”. Data la ricettività delle persone a quello che la TV dice, l’aberrazione va oltre la stupidità del giornalista.

Cile: Parole dei prigionieri anarchici Enrique Guzman, Nataly Casanova e Juan Flores (11/2017)

via ANARHIJA

Queste parole nascono e volano dalle celle del carcere di San Miguel, dell’unità speciale di alta sicurezza e dell’Ex Penitenciaria, per salutare quella complicità che ci esprimono i compagni che organizzano e danno vita al Convegno di Tatuaggi e Arte Corporale Solidarietà A Fior di Pelle…

Con queste parole nate dentro queste centri di tortura vogliamo salutare in maniera fraterna e complice coloro che con creatività ribelle e subordinata organizzano e partecipano a questa iniziativa anti-carceraria… Iniziativa solidale con chi sente quotidianamente il sapore amore del carcere, la rabbia, l’impotenza e l’indignazione per non poter materializzare la guerra perché circondati da sbarre, telecamere e guardie…

In tal senso condividiamo la stessa rabbia, l’impotenza e indignazione contro i bastardi che costituiscono e perpetuano questa società, che detengono le nostre vite e le vite dei nostri fratelli… e per questo il nostro rispetto e affetto fraterno va a quelle menti consapevoli che non lasciano spazio all’immobilismo e all’indifferenza…

Sono trascorsi circa 7 mesi e mezzo da quando ci siamo trovati alla mercé dei secondini, controlli e trasferimenti quotidiani verso i tribunali dello Stato cileno, che giudicano la nostra necessità di combattere il Dominio. Il processo che discute la nostra partecipazione nelle bombe esplose contro il 39° e 1° Commissariato di Santiago, e contro la scuola militare di Subcentro (fatti rivendicati dai compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco e dai compagni della Cospirazione Internazionale per la Vendetta) entra adesso nella sua fase conclusiva, dopo l’arsenale giuridico e della procura, e l’entrata di più di 150 testi, 80 periti, 230 documenti e 640 prove di perizia, questo lunedì verranno discussi i giorni di pausa (che non possono essere più di 4) per preparare le argomentazioni di chiusura…

Con un cenno complice con i compagni nelle carceri di Korydallos (Grecia) e di Ferrara (Italia), e con l’immensità di fratelli presi e caduti in questa guerra, salutiamo con piacevole sapore dell’affetto solidario che ci viene espresso ancora una volta!!!

Nataly Casanova (Carcere di San Miguel)

Enrique Guzmán (Massima Sicurezza/Carcere di Alta Sicurezza)

Juan Flores (Ex Penitenciaria)

Porto Alegre [Bra$ile]: “Quando l’anarchia disturba” – Dichiarazione della Bibliotec Kaos sugli attacchi contro anarchici

via ANARHIJA

FANCULO “L’OPERAZIONE ÉREBO”

Ci sono molte cose da dire, ma inizieremo con la più urgente. Il 25 ottobre è iniziata la caccia anti-anarchica, contro il FAG [Federazione Anarchica Gaucha], l’istituto Parhesia, lo spazio occupato Pandorga e alcune individualità che hanno visto i propri spazi e le proprie case invase dalla polizia. Se non proprio tutta, ma probabilmente una buona parte della varietà anarchica è stata colpita e varie di loro si sono pronunciate in accordo, con fermezza, contro la repressione. E questo è aria fresca che rafforza ognuno che sente l’eversione.

E’ evidente che l’obiettivo degli agenti della repressione punta anche contro di noi, contro le pubblicazioni che abbiamo fatto o in cui abbiamo partecipato. Ed è di questo che parleremo. “La cronologia di scontro anarchico”, quella che raccoglie le informazioni da 2000 a 2015, e quella che raccoglie l’attivazione anarchica del 2016, sono entrambi libri esibiti come “prove” di vandalismo, attacchi e atti criminosi. Tra le molteplici forme che l’anarchismo utilizza nella ricerca di libertà, questo libro parla di informalità anarchica come un’opzione in base all’attuale volto del dominio. Inoltre, chiariamo che questo libra parla di azioni, ma non solo di quelle anarchiche. Per esser più precisi, esso diffonde azioni nelle quali sentiamo l’aroma di anarchia. E tra l’anarchismo e l’anarchia ci sono differenze che possono essere delicate, ma sono però importanti.

L’istinto anarchico è quell’impulso anti-dominio che può essere presente in qualunque individuo o collettivo, al di là delle appartenenze e della militanza politica. Per questo motivo nelle cronologie includiamo conflitti di popolazioni non-Occidentali, gli scontri di strada nelle proteste più ampie e di diverse motivazioni, le azioni contro lo Stato e il Capitale, e molto ancora. Lungi dalle teorie, chiariamo questo perché la persecuzione degli anarchici non considera questa differenze nella ricerca di un capro espiatorio per vari episodi che preoccupano la polizia e i potenti di sempre. E’ sorprendente che la polizia, il capo Jardim e i media mostrano come una grande novità dei fatti che sono già sono apparsi in prima pagina all’epoca, e che sono già stati indagati dalla polizia, solo perché tutti questi fatti sono condensati nella nostra pubblicazione. Nessuno dei libri è una rivendicazione. Esistono libri di memoria anarchica, con azioni e conflitti da molto prima dell’esistenza di Biblioteca Kaos, che sicuramente continueranno nonostante noi. La pubblicazione espone con gioia e, sì, a testa alta l’esistenza di uno scontro anarchico che risponde al dominio, alla devastazione delle terra e all’attacco di tutte le forme di libertà, ma non rivendica questi fatti che possono essere raccolti, come lo abbiamo fatto noi da varie pagine internet e giornali locali. E se abbiamo realizzato questa pubblicazione consci del rischio che rappresentava, è perché la ribellione merita di essere difesa, urlata, celebrata e gridata con tutti i mezzi possibili. Mai rispetteremo e mai crederemo nell’obbedienza che vogliono imporci, la sottomissione e la paura che vogliono inculcare nelle persone dal momento che nascono.

Perciò le azioni stampate nelle cronologie sono attacchi contro la materialità del dominio. Cioè contro gli edifici, le macchine, i macchinari, le strade, le finestre. Personale. Oggetti. Simboli. La polizia del territorio controllato dallo Stato brasiliano è famosa a livello internazionale per essere una polizia assassina. Le cosiddette “operazioni di pacificazione” sono massacri, massacri autentici, come Candelária[1] e Carandiru[2], come anche l’omicidio con un tiro ale spalle di Eltom Brum[3], con addirittura la massa di polizia che riceveva l’assassino. E sono loro che parlano di terrore, di bande del male, del tentato omicidio? Mostrano una fionda e dei mattoni ecologici come armi, mentre tengono fucili in mano. Parlano di terrorismo e bande del male mentre preparano la prossima invasione contro un villaggio o una favela, dove i morti non saranno neanche menzionata nei media. Tanto sono insignificanti per loro. Ci piacerebbe credere che ognuno si sente insultato dalla prova del capo Jardim. In un contesto dove le armi sono usuali, i mattoni ecologici presentati come esplosivo son un insulto ad ognuno. Però, noi non dimentichiamo quando Pinho Sol [nota marca di deodorante] era considerato arma e utilizzato come “prova” contro Rafael Braga[4], che hanno tenuto dietro le sbarre finché non si è ammalato di tubercolosi, cioè finché non hanno sentito di aver fatto di tutto per ammazzarlo.

La repressione degli anarchici dimostra due cose. La prima, presentare dei “terroristi” sugli schermi come uno spettacolo televisivo per far girar i riflettori lontano da questioni come la corruzione, la sfiducia nella politica e nella polizia e il lento genocidio attraverso le riforme economiche. Il fatto che adesso cercano di risolvere i fatti del 2013[5] e perseguire un libro e delle letture dimostra chiaramente un tentativo spettacolare di celare l’attacco crescente contro la popolazione, di depoliticizzare con minacce e diffondere la paura addirittura nel leggere (chiare pratiche democratiche). La seconda cosa che rappresenta la persecuzione anti-anarchica è che l’anarchia disturba. Quando parliamo dell’anarchia che disturba, chiaramente non parliamo di ragazze e ragazzi che si comportano bene e agiscono nei limiti imposti dal potere, non parliamo di persone che possiedono leggi nei propri corpi e nei propri cuori tracciando i propri limiti d’azione. Quando parliamo di azione che disturba, parliamo di un’insubordinazione talmente forte di persone e gruppi che è stata capace di interrompere la normalità dell’arena del potere, di paralizzare la città, di distruggere i simboli di militarizzazione su Haiti[6], di incendiare i veicoli che sequestrano e uccidono trascinando come i cavalli dell’inquisizione (Claudia non dimentichiamo la tua morte).

I libri della Biblioteca Kaos diffondono questa anarchia. Quella che disturba. Quella che risponde allo scontro di agribusiness, colonizzazione civilizzazione, militarizzazione, ecocidio, società carceraria… In parole semplice, mentre il dominio cerca di distruggere il pianeta e tutto ciò che trova indesiderabile, noi diffondiamo ciò che attacca il dominio.

E quando l’anarchia infastidisce, la reazione dei potenti minaccia e vuole annusare la paura. La risposta anarchica a questa persecuzione rimarrà nei nostri cuori e nelle nostre azioni. Come affronteremo questo crocevia segnerà il momento del nostro passaggio per il sentiero di vita ribelle.

Forza e solidarietà con gli accusati in “Operazione Érebo”

Biblioteca Anarchica Kaos

Ottobre 2017

[1] Massacro di Candelária, Rio de Janeiro, 1993, otto bambini di strada senza fissa dimora uccisi dalla polizia.

[2] Massacro di Carandiru, San Paolo, 1992, 111 prigionieri uccisi dalla polizia militare durante una rivolta.

[3] Il senza terra Elton Brum da Silva ucciso nel 2009 da un fucile calibro 12, mentre dava le spalle alla Brigata costituita da 80 militari armati anche di spade, durante lo sgombero della Fazenda Southall a São Gabriel.

[4] Rafael Braga arrestato durante le proteste del 2013. Nell’epoca senzatetto, è stato semplice portato via dal suo luogo mentre la polizia reprimeva la manifestazione.

[5] 2013 è ricordato come un anno di sommosse di strada contro caro-trasporti in gran parte del territorio sotto il dominio dello Stato bra$iliano. Come in altri territori del mondo, ci sono state molte rivolte perlopiù auto-organizzate.

[6] L’esercito bra$iliano è responsabile per la militarizzazione di Haiti.

Porto Alegre (Brasile): Testo di compagni anarchici su recenti attacchi anti-anarchici

via ANARHIJA

Testo di compagni anarchici su recenti attacchi anti-anarchici

Ciao compagni!

Scriviamo per darvi notizia sull’uragano che ha devastato le nostre case…

Questa mattina, alle ore 6, è stata lanciata un’operazione di polizia (Operazione Érebo) contro spazi, squat e case di individualità anarchiche. Hanno detto tramite mass media che questo è solo l’inizio, con 30 persone indagate, e che continueranno con le perquisizioni.

Hanno costruito, secondo la loro logica, un’organizzazione criminale internazionale, una “banda del male”, costituita per attaccare il potere e le sue strutture.

Gli attacchi incendiari sono realmente accaduti… siamo quello che siamo, e su questo non faremo marcia indietro: Siamo anarchici, amiamo la libertà e, sì, disprezziamo tutti i valori e le istituzioni che compongono questa macchina da guerra chiamata capitalismo e civiltà.

Che le notizie si diffondono e la solidarietà venga espressa.

Viva l’anarchia!

Contro l’Operazione Érebo

via ANARHIJA

La polizia ha iniziato la cosiddetta “OPERAZIONE ÉREBO” con l’obiettivo di incriminare gli anarchici nella città di Porto Alegre, regione meridionale del territorio dominato dallo Stato bra$iliano. Questa operazione rappresenta un tentativo di arrestare degli anarchici che avrebbero preso in attività informali dal 2013.

Su questo caso non abbiamo nulla dire, a parte il necessario:

NOI NON PARLIAMO IL LINGUAGGIO DEL NEMICO

Non importa se sono “colpevoli” o “innocenti”, e ancora meno se sono nel “giusto” o nel “torto”. La moralità è il linguaggio dei processi. Noi combattiamo contro le leggi, perché la loro natura repressiva esiste solo per mantenere “l’ordine e il progresso”, entrambi responsabili per la miseria umana. Noi siamo contro le carceri e perciò non collaboriamo per riempire questo deposito umano. Quindi, noi fortemente sosteniamo i dieci anarchici perseguiti dalla macchina genocida dello Stato.

NOI NON CREDIAMO NELLO SPETTACOLO MEDIATICO

Come sempre i media sfruttano questo recente episodio per creare il proprio spettacolo. I notiziari cercano di descrivere gli anarchici come parte di un solo gruppo, per dare credibilità al commissario Paulo César Jardim e ai suoi cani. I giorni della marcia nazione in cui viviamo sono molti fragili, e per questo ci è chiaro che i media hanno solo interessi politici, che noi disprezziamo.

È IMPOSSIBILE ARRESTARE UN’IDEA

Né una né mille operazioni di polizia saranno capaci, come loro dicono, di “smobilitare” la nostra lotta per la libertà. L’anarchia sorge dalle crepe di autoritarismo e di dominio tecnologico, ed è perciò che i potenti non ci fermeranno. La nostra passione per la libertà è più forte di ogni cella.

PER LA LIBERTÀ TOTALE!!!

SIAMO OVUNQUE!!!

Lettera del compagno anarchico Fernando Bárcenas – Per una biblioteca autonoma dei prigionieri

via ROUND ROBIN

A tutti i compagni ribelli

Scrivo a tutti coloro che portano avanti i loro percorsi di autonomia, per ricordare che all’interno di queste mura cerchiamo di separare il nostro tempo vitale dall’apparato, dando vita a momenti di lucidità in un mondo soffocante … Così, in questi anni, ci sono state proposte di resistenza , le lotte isolate nelle aree dimenticate, il grido perduto di ribellione in oscurità, momenti collettivi di organizzazione informale nella vita quotidiana del “regime aperto”, vale a dire nella popolazione [ della prigione] in generale, dove, quasi tre anni fa, venne fuori l’idea di creare uno spazio diverso in cui i prigionieri potessero gridare che ne abbiamo abbastanza di tutto annientamento; sappiamo che il sistema della prigione è progettato per sottoporre i nostri corpi e le nostre menti alla struttura della mercificazione e per questo non intendiamo chiederle di cambiare, sappiamo che il denaro è il linguaggio del potente e per questo non abbiamo richieste, ora vogliamo organizzare le nostre vite in queste mura perché sappiamo che ciò che cercano i loro programmi di riabilitazione sociale è quello di creare sottomessi, pentiti e colpevoli e questo è il motivo per cui accettano lavori da schiavo nelle mani degli ufficiali della prigione.

Così, è arrivata l’idea di fondare una biblioteca alternativa nell’auditorium della Penitenziario del Nord. Ma per far crescere questo progetto di autonomia e per consentire il suo funzionamento, abbiamo bisogno del vostro sostegno e solidarietà, perché in prigione siamo repressi in modo più efficace e quindi, è un’appello a tutti coloro che sanno che siamo in guerra, abbiamo bisogno di voi, solo con voi possiamo raggiungere la forza per affrontare la logica marcia del sistema …

Non lasciarci soli a costruire un altro spazio di autonomia, la nostra lotta non è meno importante, siamo schiavi, figli di guerra, siamo poveri, chiamati criminali e quindi siamo emarginati, ma insieme a voi dimostreremo che sono capaci di vivere la libertà qui ed ora, anche stando dietro le mura di pietra …

Per questo motivo chiediamo supporto per mantenere questo progetto, la biblioteca autonoma del Penitenziario del Nord.

Con amore e forza per tutti.

Fernando Bárcenas.”

Sulla situazione legale del nostro compagno Marcelo Villaroel Sepulveda… o come si perpetua nel silenzio la vendetta dello Stato

via publicacionesrefractario

translated by ANARHIJA

Il 4 settembre la procura militare di Santiago ha respinto la richiesta fatta alcuni mesi fa dal nostro compagno Marcelo per la prescrizione della pena.

Marcello ha fatto subito ricorso a questo rifiuto, lasciando la risoluzione dell’appello nelle mani della corte marziale, dove è stata riconfermata nei primi giorni di ottobre.

Queste condanne corrispondono ad alcune cause originate da azioni nel contesto della sua vecchia militanza in “Mapu-lautaro”, organizzazione [armata comunista, ndt] in cui il nostro compagno è stato un combattente attivo sin da giovanissimo, e dalla cui è stato espulso nel 1995, mentre era in carcere, per le sue “deviazioni anarchiche”.

Marcelo ha scontato la sua condanna senza interruzioni per 11 anni, due mesi e quindici giorni, dal 13 ottobre 1992 fino al 28 dicembre 2003, rimanendo in carcere notturno sino a marzo 2005, quando gli è stata concessa la “libertà” condizionata, che lo obbligava a firmare un documento ogni settimana fino a completare i 20 anni di controllo penitenziario.

I primi giorni di novembre 2007 per Marcelo furono segnati dalla sua partecipazione alla rapina in Banca Segurity, assieme ad altri compagni, l’azione in cui morì uno sbirro e che provocò una risposta inaudita da parte dello Stato. Marcelo decise di passare in clandestinità, e nel febbraio 2008 fu revocata, in assenza, la sua “libertà” condizionata.

In marzo 2008 è detenuto in Argentina, e nel settembre 2014 viene condannato a 14 anni per due rapine in banca.

Nello stesso periodo, come le condanne relative a vecchie cause emanate dalla sempre inquietante “Giustizia Militare” venivano riesaminate, la condanna rimane come segue:

— associazione terrorista illegale: 10 anni e 1 giorno

— danneggiamento di una macchina degli sbirri con serie lesioni ai carabinieri: 3 anni + 541 giorni

— coautore di omicidio qualificato come terrorista: 15 anni e 1 giorno

— furto con intimidazioni, legge 18.314: 10 anni e 1 giorno

— attacco esplosivo contro l’ambasciata spagnola: 8 anni

In totale queste vecchie condanne fanno 46 anni, stabilendo la fine in febbraio 2056.

Esiste una serie di irregolarità in questi calcoli, e anche se le questioni legali non sono, e mai erano, il nostro punto nodale, crediamo che sta diventando urgente e necessario affrontare questa situazione che palesemente rappresenta una chiara vendetta contro un compagno che mantiene alte le sue convinzioni sovversive di tipo autonomo e libertario, un compagno che non ha mai abbandonato il confronto diretto per la liberazione totale, né ha mai rinunciato al suo passato combattivo – abbandonandolo come merce per libri o premi di storie prese in prestito, dietro le quali a centinaia di rinnegati si nascondono mentre vagano per vari spazi pseudo-radicali.

Facciamo appello a sbarazzarsi di parole vuote e falsi gesti di solidarietà per affrontare questa e ogni altra vendetta proveniente dallo Stato (come una costante politica contro tutti quelli che non rinnegano i propri legami e convinzioni).

E’ ora di agire, di concretizzare che nessun compagno in galera rimane da solo.

PER LA DISTRUZIONE DI TUTTE LE PRIGIONI!!!

FINCHÉ ESISTERÀ LA MISERIA CI SARÀ RIBELLIONE!!!

Alcuni vicini a Marcelo

Santiago-Valparaíso (Cile)

Ottobre 2017

 

Lettera del prigioniero anarchico Marcelo Villarroel Sepúlveda

traduzione da ANARHIJA:

Questo è una lettera del prigioniero anarchico Marcelo Villarroel sul caso del compagno anarchico Santiago Maldonado, ancora assente. È anche una chiamata all’azione. Le sue parole sono benvenute!!! Fuoco alle prigioni!!! Vogliamo il nostro compango Santiago Maldonado vivo adesso!!!

Lotta contro tutte le carceri, l’amnesia e la passività codarda!!!

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Queste parole nascono e diventano necessarie nel momento quando è necessario abbracciare tutti coloro che si danno senza riserve quando cercano l’incontro con la liberazione totale.

Per l’espansione della rivolta, per l’inequivocabile confronto con il potere, per l’estensione di pratiche autonome nel rifiuto del dominio e di tutto ciò che rende possibile la sua esistenza.

Mentre scrivo, sono guidato dal disprezzo e dalla rabbia… Mentre ogni persona comprende la propria vita, c’è un caro amico che manca…

SANTIAGO MALDONADO – el “Lechu”, el “Brujo”, scomparso. E io non posso rimanere in silenzio o ignorare la sua assenza fisica.

Da quando abbiamo dovuto vivere il carcere nella regione dominata dallo Stato argentino, i nostri passi si sono incrociati. C’eravamo noi, i prigionieri nella provincia di Newken, e c’era Santiago, nella cità di La Plata, accanto ad universo di compagni attivi, condividendo complicità e rimanendo solidale…

Sono trascorsi più di nove anni da quando i nostri passi si sono incrociati sul tragitto continuo di fratellanza, questo tragitto che ci ha portato entrambi dalla stessa parte della trincea.

Perché dobbiamo dirlo chiaramente: Siamo in guerra contro l’oppressione e la miseria! Contro tutte le polizie, Stati, paesi e codardi che adeguano i propri discorsi e vite per renderli innocui e integrati.

Non possiamo dimenticare che, noi che abbiamo deciso di continuare l’attacco, ci esponiamo ad un rischio costante. Ma non siamo vittime passive di circostanze né meri spettatori.

Proprio come Santiago, un persona completamente coerente con i suoi sentimenti anarchici, scomparso da 1° agosto, quando fu sequestrato dalla Gendarmería (forza intermedia tra polizia e l’esercito), mentre attivamente sosteneva la lotta Mapuche a Cushamen, nella provincia di Chubut, nel sud di Argentina, vicino al confine cileno.

E’ trascorso già un mese e Lechuga non è apparso. E anche se Santiago è insieme a tutti noi che non dimentichiamo o abbandoniamo la lotta quotidiana, la sua presenza fisica è assente.

Lo riporteremo indietro, attaccando continuamente, moltiplicando i suoi gesti e le sue azioni attraverso tutto il pianeta, contro i miserabili responsabili della sua scomparsa.

Dal carcere, oggi, la mia chiamata è di approfondire l’attacco contro l’amnesia e la paura. Perché quelli che dicono di credere in anarchia devono agire in accordo con questa convinzione.

A centinaia di prigionieri rivoluzionari nel mondo uniti da convinzioni simili, siamo l’espressione vivente di una lotta senza nazioni e senza frontiere che cerca la distruzione totale di tutte le catene, gabbie e prigioni, in cui vive la maggior parte di persone su questo pianeta.

Questi sono tempi battaglia, non possiamo nascondere l’ovvio.

Il fuoco ribelle e ancestrale sta incenerendo le macchine del capitale rapace, il sangue insurrezionale versato dai nostri compagni caduti è tra i nostri rituali di guerra, le nostre cospirazioni silenziose cercano l’unica giustizia possibile: la vendetta diventa urgente e necessaria.

PER SANTIAGO E TUTTI I COMPAGNI CHE SONO MORTI: NEANCHE UN SINGOLO MINUTO DI SILENZIO, MA UN’INTERA VITA DI LOTTA!!!

SOLIDARIETÀ E FRATELLANZA SOLIDALE PER LA DISTRUZIONE DI TUTTE LE PRIGIONI!!!

FINO ALLA DISTRUZIONE DELL’ULTIMO BASTIONE DELLA SOCIETÀ CARCERARIA!!!

Marcelo Villarroel Sepúlveda, prigioniero anarchico.

Carcere di alta sicurezza.

Santiago, Cile.

30 agosto 2017.”

via CONTRAINFO